Ti ho detto: non sono adatta alla consistenza del mondo altrui, mi fa perdere nei boschi, mi dimezza il fiato, se ti volti a cercarmi vedrai un annaspare tra le foglie, muri come metafore torreggiarmi sul corpo.
Cosa intendevo: appoggia il peso del tuo corpo sul mio, se puoi, un giorno, e dimenticalo lì fino all’interezza dei respiri, ai sorrisi di nascosto sui grandi pericoli scampati, fino alle volte piene di pensieri piccoli.
Perché io possa dirti che sono sopravvissuta a molto gelo, per la fede sedimentata come polvere ma mai per questo effimera, per i quaderni nella casa come guardiani senza suoni.