autocoscienza - trasmissione
(manifesto del mio disappunto)
I.
Insieme all'operazione a cuore aperto che viene con la teoria femminista ho appreso (in maniera inaspettata) la pratica dell'autocoscienza. Ancor prima che riuscissi a darle un nome ho vivisezionato la totalità della storia dell'arte così come l'avevo conosciuta, tenendo a bada immaginari attacchi di panico che poi scoprii fossero l'urgenza delle dita su una tastiera, per vedere meglio. Fu improvvisa e imprevista, l'analisi degli spazi bianchi che mi sono messa, un giorno, a scrivere su una vecchia agenda. Fu come se piantassi un ramoscello nel terreno senza sapere niente di come funzionassero le leggi sotterranee delle radici. Non so ancora niente di piante, ma mi piacerebbe capire.
L'urgenza è da sempre un problema. I racconti e le poesie li scrivo perché sento che qualcosa mi voglia sciupare il tempo e non posso andarmene senza prima aver detto tutto. Dentro il dono innato della sintesi sto cercando di costruire una casa priva di sensi di colpa. "Problema con l'urgenza" perché non mi è ancora chiaro il tipo di rapporto tra noi. Ho la terribile sensazione di non avere, molte volte, Una Stanza Tutta per Sé. Questo influisce pure, sotto l'ombrello 'problema' e a niente servono la preghiera e la gratitudine per tutto quello che ha lasciato scritto Virginia Woolf, a riguardo. Solo una volta sono riuscita ad immaginare la mia vita senza il morso di qualcuno che stringe, lentamente ma risoluto. Ed è quando mi sono messa a vivisezionare gli spazi bianchi.
II.
III.
Rigettare il proposito secolare di far credere che esista un'élite quando si parla di creatività. Non si svilisce il proprio gusto personale con concetti stabiliti da altri. Bisogna trattare il canone come un'ipotesi e non come un dogma. Bisogna creare uno spazio per il proprio pensiero. La critica è al servizio dell'artista. La critica non è al di sopra del coraggioso atto di creare. La critica veicola il messaggio e lo inserisce nel contesto, dove possibile. Dove no, la critica riconosce l'assenza di significato e/o segno.
IV.
Quando riconosci l'oppressione su di te e sperimenti l'impotenza delle piccole cose bistrattate, perché deboli, ogni falso concetto di casa e di appartenenza si decostruisce e crolla. Dalle macerie della tua mente hai la possibilità di costruire secondo verità, secondo giustizia, senza egocentrismo, senza confini, secondo sorellanza, secondo dolore, secondo appartenenza, senza più solitudine e senza smarrimento. Ogni oppressione è uguale all'altra.