Adesso che ho trovato la chiave per aprire all’aria e scrivere sul mio grembo nell’odore della calma, appunto, nuda, che la mia casa sono io.
Questo corpo l’unico continente non ancora conosciuto nel peregrinare acerbo e squallido di altre mani.
Adesso so che la sorgente è più vicina di ogni alito d’amore.
Non mi spaventa più l’urgenza del deperimento, i fogli sono rotaie e io mi muovo.
Cos’era l’amore, dopo tutto, se non la lunga attesa per riportarmi dove ero sempre stata: non più nell’inconsapevolezza di esistere, né negli occhi altrui.
C’è una bellezza incontrovertibile negli usci che si arrendono al silenzio. Non ci fu nessun rumore nella scoperta, quando la chiave girò per non ferire.
Alla luce della lampada sono rinata perché ho visto.