I sensi guardano lontano: ti sento nell’odore selvatico di vino, di strumenti acustici. Tra i filamenti di memoria al neon si distinguono, ogni tanto, certe finestre che mi sembrano aprirsi nel petto. La notte che ti ho conosciuto è stretta in una foto in bianco e nero, a metà sulla sinistra dell’inquadratura tu cercavi qualcosa da mangiare. Tutte le volte che mi avresti abbracciata cogliendomi di sorpresa, fuori, per qualche scherzo cosmico, sarebbe stato sempre notte.