Lettere da Marte

Se un giorno dovessi rinchiuderti nei cassetti insieme alle cose che dimentico, ti aggroviglieresti alle cianfrusaglie lasciate al loro squallore e sapresti finalmente di cos'è fatta la polvere e io mi potrò risollevare al di sopra di ogni inadeguatezza, perché adesso che non ci sei rinnego ogni insondabile cosa che ti componeva. Rinnego i piani per essere immortali insieme, le volte che ti ho riconosciuto con la coda dell'occhio, persino quella sera che scrivesti una poesia alle mie costole. Mi hai tolto bugie che tenevano in piedi tutto, da qualche parte in mezzo a una strada deserta, in sogno, ci sono io che mi arrendo dicendo allora è questa la vita, ora. Per quello che ne so sto ancora dormendo. Se dormo non faccio i conti con tutte le domande che hai lasciato sospese, insieme al tuo odore.
Non scommetto più con la solitudine. A Dio adesso chiedo che il cerotto venga strappato più in fretta possibile, tu interpretala come vuoi. Interpreta come vuoi anche il modo casuale in cui ti dico che adesso prego.
Ogni mattina mi sveglio e impreco sul tuo nome come se ti fossi dimenticato di rimettere il tappo al tubetto di dentifricio. Vorrei che te ne andassi, vorrei che mi parlassi. Il pensiero di guardarmi indietro ha mani che scavano nel terreno e come sempre io rimango a guardare i flussi delle ore e sento sollievo. E sento tormento. Da qualche parte ho letto qualcosa sulle contraddizioni che mi ha salvato la vita.