L'Universo ha un’espressione severa e chiara e
raramente
sorride quando i suoi precetti, come un miracolo, vengono recepiti.
È un ingrato lavoro aprire occhi: la luce arriva sempre in ritardo e troppo si perde, non visto.
Anche i grazie.
Di recente mi ha insegnato una formula che ha a che fare con l’abbandono di ogni resistenza per ricevere calore e tutti gli altri suoi fondamentalissimi derivati.
La difficoltà principale e la stessa salvezza è il tempo: simile nella costruzione e nella distruzione, mi ha rapita, stamattina, imprigionandomi nel pensiero di te.
Ascoltavo Two for the road e vedevo davanti a me una strada inondata dal sole perché ti ho lasciato negli angoli delle cose, illudendomi che ti avrei ritrovato sempre in posti privi di ombre.
Questo è il tempo, mi ha sussurrato all’orecchio buono, l’Universo, e non sorrideva ma aveva il tono fiducioso delle madri quando sanno.
Questo è il tempo, mi dico, costruendo corazze contro gli specchi, giurando sulla relatività dei secondi.
Come se fossi una preghiera ti ho lasciato negli angoli delle cose e non l’ho detto a nessuno.