15/3/2020


La gente si affaccia dai balconi per dare spettacolo ed evadere e questo mi ha profondamente fatto capire come siano strutturati gli italiani: un popolo di mascherati in un perenne carnevale, dentro una perenne tragedia trasformata in canti e balli e risate forti.
In camera mia guardo film e ascolto Vasco B. cantare, leggere poesie e lanciarsi in riflessioni sulla calma, la legge del contrappasso, il sistema capitalistico.
Ogni tanto di sera accendo le lucine sulla libreria e penso all’interconnessione che pratico da una vita in questo posto sperduto e resistente come un’erbaccia.
Non mi era mai capitato, giustamente, di vivere una situazione in cui collettivamente si è costretti a una reclusione forzata, anche se per cause maggiori.
Sto studiando da quando sono tornata, uno studio libero e spontaneo sulla nascita delle idee o, nello specifico, dell’arte concettuale. Christo probabilmente si ritiene il più coraggioso di tutti, forse a ragione, perché lavora per anni a un’opera urbana che modifica la struttura del paesaggio solo per pochi giorni, anche ore, e poi scompare, si decompone a causa della natura o del tempo e a Christo non resta nient’altro che la fatica.
Uno studio sulla ribellione, la rivoluzione e quello strato intimo di poesia che gli artisti concettuali prima e i critici d’arte dopo, si portano dentro.