29/12/2021
L’ultima parola, quest’anno, va alle ricadute e alla paura che mi fanno: un terrore simile a un attacco di panico in qualche punto desolato e scuro del mondo.
E ora? E ora? E ora? E ora?
Le ricadute generano una predisposizione ai loop. Come si interrompono gesti e voci e ansie?
Io ho pregato, meditato, mi sono sforzata di essere qualcuno che non ero. Ho letto, scritto poesie, mi sono affidata a sorelle di carta, di carne, di note: poi ho anche imparato a fissare il tempo senza parlare. Non parlare è stata forse la cosa più complicata da mettere in pratica, per me, nonostante non lo sappia fare.
Una mattina mi sono svegliata e ho pensato, dopo tanto tempo: il futuro verrà presto. E così è stato.
Adesso – nonostante accompagni per mano i miei limiti al di là di orizzonti, e continui a scrivere poesie, accettando finalmente questa forma per esistere – mi ritrovo momentaneamente in una buca più o meno profonda e aspetto che le pareti si disintegrino.
Una ricaduta, di nuovo.
Da qui risalgo.