In piedi
sul letto secco
del torrente,
davanti a me
i miei stessi pensieri
sul tuo viso.
Mi guardavi.

Dov’era
tutto il mondo
rispolverato
dall’immondizia
per l'inganno
d'illusioni
verdi?

Com'è strano,
pensavo,
pensavo, pensavo.
L'ultima
a chiudere
la fila.
Com'è strano.

Guardarti in faccia,
qui,
in mezzo
a sentieri
di carcasse
del tutto inutili
a ritrovare la via.

Cos'era?
Un bue?
Scheletri di macchine,
corvi in cielo,
amianto
sotto.
Altro non ricordo.

É questo
che siamo,
allora?
Non mi piace
guardarci in faccia.
Torniamo.
Torniamo indietro.

Tua madre
non si ferma,
com'è strano:
non parla.
Il pensiero
terrorizzato:
starà piangendo?

Nell'incedere
delle sue sei
primavere
spese
ad urlare:
venite avanti,
sembra voler dire.

Non mi piace
guardarci in faccia
in questo degrado
che nessuno dice
mai.
Torniamo indietro,
a fingere.

Venite avanti,
dicono le spalle di tua madre.
Questo
è quello da cui scappate,
codardi.
Questo
è quello che siete.