Sono grata alle epifanie silenziose di un tempo di carta.
Sguardi verso est al mattino, di notte ondeggio nelle stanze ostili che mi tengono in vita.
Aspettare rimane la parola più difficile da esorcizzare, negli interstizi miserabili dei giorni che si allungano.
Aspettare è un segreto incartato con cura: si rivela solo sui muri, nelle piante che sopravvivono, nei sussurri sul filo del pulviscolo.
Sono grata per la calma anestetizzante dei libri e le carezze dei tormenti altrui. Rendo grazie a tutto ciò che non ho: per le catene che mi trattengono ai muri portanti delle mie fortune, per le poesie scritte con il sangue.