Le coincidenze nelle quali ho riconosciuto innumerevoli volte il tuo viso assomigliano ancora a una baita calda e sonnacchiosa, immersa nella neve. Saperti nel mondo è stato come tirare un sospiro definitivo in mezzo alla polvere. La supplica più grande all’universo è che ora tu possa svegliarti nel cuore delle notti perché trafitto da parte a parte dal pensiero di sapermi disillusa, provata, di ritorno arresa sulle impervie vie di un tempo in cui non c’eri.
Nelle uniche due volte che ti ho sognato eri la mia paura più grande e labbra che si sollevavano con tenerezza leggendo il mio nome.
Adesso ti nascondi nei silenzi protratti di immagini in lento movimento, figure sfumate, una volta in una canzone in spagnolo.
Sono calde come baite nella notte le volte che ti riveli negli imprevisti, in queste lettere fuse insieme.