Rimani sotto la luce tenue del mio cuore: non so come si prega, ma prenderti per mano è un buon inizio.
Tu mi guardi per uccidermi, al principio del mattino, e morire è il sollievo di arrendermi.
Rimani nel non-detto, cioè dove custodisco la mia infanzia e scopri ogni cosa che è nascosta sotto i grandi tavoli di quercia e le tovaglie immacolate. Poi dimmi tutto: del vento che agitava gli ulivi, del fiato corto, del giorno in cui ho abbassato lo sguardo per la prima volta nella vita.
Di noi due, solo tu hai occhi buoni: guarda. Portami in salvo dai respiri dimezzati perché io possa parlarti delle deviazioni che finivano in un burrone.
Non conosco vita se non quella scritta sulla pelle liscia e sacra delle tue palpebre.